• Home
  • Chi siamo
  • Servizi
    • Fitness della mente
    • Consulenza psicologica e psicoterapia
    • Psicomotricità
    • Formazione
  • Contatti
  • Dicono di noi
  • Iniziative
  • Corso Crescita Personale
  • Psicologi in Piazza
    • Spazio espositivo
    • Area Talk
    • Collaboratori
    • Partecipa
  • Privacy Policy
www.omniaimpresasociale.it


iniziative

Formare le Persone per far crescere le Aziende

6/4/2020

0 Commenti

 
Foto
“Formazione, da formare cioè dare forma. E’ un processo più che un fatto, usiamo le risorse che ci sono, arricchiamo con nuovi contenuti e integriamo il tutto in modo funzionale alla propria crescita personale, professionale e al raggiungimento dei propri scopi.” (Giorgio Dal Maso)

Come OMNIA crediamo molto nella formazione e nell’assoluta necessità di evolversi sia personalmente che professionalmente. Il processo formativo è realizzato da persone per le persone. I formatori attraverso il loro approccio (il come) e le loro conoscenze (il che cosa) trasmettono informazioni e modalità.
Lo scopo che vogliamo raggiungere con ogni formazione che proponiamo è quello di poter aggiungere quel “piccolo” arricchimento, che possa essere quel valore aggiunto alla ricchezza che già c’è, per crescere ed evolversi personalmente e professionalmente.
Dopo questa breve premessa in questo articolo vediamo brevemente un esempio di formazione che OMNIA ha appena concluso per un IPAB del Comune di Verona.
Illustreremo le fasi del processo formativo, i contenuti e i destinatari.

Una formazione non inizia mai in aula. Molto prima!
Il momento iniziale di un processo formativo avviene al primo contatto con il “cliente” che chiede l’intervento. In questa prima fase, ANALISI DEI BISOGNI, viene valutata la richiesta, vengono valutate le risorse a disposizione e vengono raccolte tutte quelle informazioni sia aziendali (mission, i valori, l’organizzazione, ecc...) sia relative alle persone da formare (qualifiche, competenze pregresse, ecc..), essenziali per una corretta pianificazione, preparazione e svolgimento del corso.
Nell’esempio dell’IPAB del Comune di Verona sono stati svolti alcuni colloqui con la Direzione Generale e con il Responsabile dell’Ufficio Personale. Con queste figure, in un primo momento, abbiamo raccolto le richieste proprie della dirigenza e le informazioni rispetto alle figure professionali a cui erogare il corso (numero, qualifiche, mansioni e stato dell’aggiornamento formativo). Successivamente abbiamo elaborato un questionario di raccolta dei bisogni che è stato somministrato ai lavoratori. Analizzati i dati e pensato al tipo e alla modalità di intervento, ci siamo confrontati nuovamente con la Direzione e l’Ufficio Personale per stabilire tempistiche, modalità e budget. In questa prima fase e in questo caso specifico, un aspetto particolarmente ostico è stata la definizione della tempistica (cadenza, durata complessiva in mesi del corso, ecc...). Comprensibile considerato il fatto che l’orario lavorativo del personale si svolge in turni sulle 24h.
Il momento successivo consiste nel mettere insieme tutto il materiale raccolto, dalla direzione, dal responsabile delle risorse umane e dai questionari cosi da poter pianificare e PRGETTARE L’AZIONE FORMATIVA che ci porta nella seconda fase. Siamo già nel bel mezzo del processo formativo e non siamo ancora in aula!

Cosa significa progettare?
Vuol dire identificate le aree di intervento, stabilire le priorità e definire gli obiettivi e le attività formative e gli strumenti per la valutazione dei risultati. Si individua ciò che manca (in termini di competenze, conoscenze, ecc.) per cercare di colmare il
gap.
Due sono i livelli di progettazione:
  • Macro-progettazione. Rappresenta la struttura generale di un intervento formativo. In questa fase vengono individuate la durata dell’intervento, la numerosità dei gruppi, le aree tematiche, le unità didattiche, i metodi formativi.
  • Micro-progettazione. Rappresenta la definizione delle singole unità didattiche. In questo caso, vengono definiti i micro contenuti dell’argomento principale da trattare. La progettazione, a questo livello, è estremamente dettagliata e minuziosa.
    Nel caso specifico avevamo a disposizione 40 ore di formazione e 150 persone da formare (O.S.S. Operatori Socio Sanitari). Ricordando quanto detto nel punto precedente rispetto alla tempistiche, abbiamo deciso di cercare di conciliare esigenze formative con esigenze organizzative. Abbiamo organizzato i primi 7 moduli formativi in incontri di 4 ore per ciascun gruppo (25 persone) per un totale di 6 gruppi. Ciascun modulo consisteva in una lezione frontale. 4 moduli successivi con piccoli gruppi (12 persone circa) di 2 ore ciascuno di role play e lavoro di gruppo sulle tematiche trattate nelle lezioni. Un incontro conclusivo per ciascuno dei 6 gruppi della durata di 4 ore. Il percorso è durato 12 mesi con un’interruzione di 2 mesi per le vacanze estive.
    Le tematiche delle lezioni frontali sono state:

  • 1. Stress & Burnout
    2. Alimentazione
    3. Alleanza e comunicazione

    4. Resilienza e Autoefficacia 5. Person Centred Care
    6. Mindfulness
    7. Fine vita


  • I professionisti coinvolti erano 7. Una nutrizionista e 6 psicologi. Dei sei professionisti psicologi, uno per le tematiche 5 e 7 ed uno per la 7. Gli altri quattro hanno tenuto le lezioni 1,3 e 4 ed essendo quelli più presenti fungevano anche da riferimento per il gruppo.
    Ogni professionista ha preparato e tratto personalmente il materiale proposto. Per garantire uniformità di contenuti e modalità abbiamo sviluppato insieme quanto prodotto.

    Si entra così nella formazione vera e propria, cioè il momento dell’EROGAZIONE. Questa fase consiste nella realizzazione dell’intervento formativo. Seguendo la micro-progettazione precedentemente definita, è in questa fase che avviene l’incontro e scambio tra formatore e discenti.
    Nel nostro esempio i gruppi erano formati da 25 partecipanti, la lezione era frontale con ampia possibilità di interazione. A disposizione dei discenti c’erano dispense preparate dai docenti che rispecchiavano la lezione e gli argomenti trattati in aula.
    Le lezioni erano di quattro ora, dalle 9 alle 13 o dalle 14 alle 18. Alla prima lezione del percorso formativo è stato chiesto ai partecipanti di compilare un questionario per valutare il proprio stato attuale (il come si sente), riproposto poi durante l’incontro conclusivo del percorso assieme a un questionario di gradimento.

L’ultimo atto di un processo formativo consiste nella
VALUTAZIONE DEI RISULTATI e può suddividersi cosi:

1. Valutazione delle reazioni dei partecipanti. Ha lo scopo di rilevare le prime reazioni dei discenti. Gli strumenti utilizzati sono i questionari di fine corso o la valutazione delle aspettative.
2. Valutazione dell’apprendimento. Consente di verificare se il gap di conoscenze/competenze si sta colmando o meno. Gli strumenti utilizzati sono l’intervista a campione o la compilazione di schede di valutazione della prestazione nel periodo successivo al corso.
3. Valutazione dell’effetto di cambiamento sull’organizzazione. In questo caso, è il management aziendale a ricoprire il ruolo di valutatore, monitorando il cambiamento dei comportamenti nei discenti, in termini di performance, clima, relazioni.

Come precedentemente accennato, nell’esperienza appena conclusa è stato chiesto ai partecipanti di compilare il questionario di valutazione dello stato attuale di benessere/malessere e il questionario di gradimento
Nel primo questionario abbiamo notato dei cambiamenti indicanti che dall’inizio della formazione alla conclusione qualcosa nel loro vissuto è cambiato in meglio. Il questionario di gradimento ha rilevato piena soddisfazione da parte dei partecipanti per quanto riguarda l’aspetto della docenza (docenti, modalità di conduzione e materiali messi a disposizione) e degli argomenti trattati. Ha messo in evidenza con altrettanta forza le criticità di questo corso, ovvero la lunghezza e l’impegno richiesto per portarlo a termine. Fin da subito si era consapevoli dell’impegno e della lunghezza del percorso, tuttavia quello che abbiamo trovato era il migliore dei modi in quel momento. Ci siamo già attivati per poter erogare lo stesso corso con un’altra modalità, grazie proprio all’esperienza passata.

Per concludere
Quest’anno appena trascorso è stato impegnativo e gratificante, anche per i nostri allievi. Li ringraziamo sinceramente per il loro contributo alla buona riuscita del percorso formativo.
Ogni indicazione, all’interno del processo formativo, che venga da un questionario, da un test o dalla voce in aula è da carpire e farne tesoro.

Quindi possiamo dire che anche noi, come i nostri allievi, ci siamo formati per un anno. Anche noi, come loro, abbiamo trovato soluzioni migliori, ciascuno nel proprio lavoro, per offrire un servizio e di sempre maggior qualità. 

Dott. Giorgio Dal Maso
Psicologo e Psicoterapeuta
Consigliere del CDA di Omnia Impresa Sociale


​
0 Commenti

Maledetta solitudine: l'esperienza di una nostra socia

6/4/2020

0 Commenti

 
Foto

In questo periodo di quarantena causata dalla situazione sanitaria relativa alla pandemia di Covid-19, sono numerosi gli ambiti in cui il sostegno psicologico viene messo in primo piano, soprattutto per quanto riguarda persone con determinate patologie e personale sanitario ed assistenziale che si trova in prima linea per fronteggiare l’emergenza.

Mi sono però chiesta se ciò che stiamo facendo sia sufficiente, se non ci stiamo dimenticando qualcuno…
Questa riflessione emerge da un momento di vita vissuta occorso la scorsa domenica, quando, tra un film e una serie tv, ho ricevuto una telefonata. A chiamarmi era una delle signore che partecipano ad un gruppo per caregiver del quale sono moderatrice. La signora Maria ha iniziato a partecipare dopo la morte del marito, quando il suo compito di cura si era esaurito: non riusciva a trovare una modalità diversa per vivere, per ridisegnare la sua quotidianità.
Maria vive da sola, ma ha figli e nipoti che le sono molto vicini e con i quali condivide numerosi momenti piacevoli. In questo periodo però non li sta vedendo: lavorano e sono a contatto con numerose persone e per questo motivo vogliono preservare Maria da un possibile contagio. Si sentono spesso telefonicamente, passano a portarle la spesa e la salutano dal marciapiede, cercando di essere comunque presenti per lei. Ma le giornate sono interminabili, ed evidentemente domenica lo era più di tutte le altre, tanto da far pensare a Maria che forse aveva bisogno di qualcuno, qualcuno che la conoscesse e con cui era emerso anche il suo lato meno forte e combattivo.
“Ho pensato di chiamare te, perché eri l’unica che poteva capire”
Queste sono state le prime parole di Maria tra le lacrime, questo è stato ciò che mi ha detto appena le ho risposto al telefono.
Non credo di aver fatto chissà quale intervento, non credo di averle detto chissà cosa, anzi, non pensavo di essere stata utile, ma evidentemente non è stato così: le ho dato il modo di esternare ciò che con alla famiglia non vuole far vedere.
“Loro sanno che io sono forte, mi vedono così e va bene così.. non voglio farli preoccupare…”
Quante e quante volte Maria mi ha detto questa frase, quante volte ho provato a riflettere con lei sul darsi la possibilità di dimostrare le sue fatiche e le sue debolezze.
Credevo di non essere riuscita a scalfire quella corazza che in più di 80 anni si è costruita per far fronte alle difficoltà della vita.. eppure.. eppure mi sbagliavo alla grande.
Con me si è permessa di essere veramente Maria, con tutto ciò che questo comporta. L’aver accolto i suoi bisogni, il suo pianto, l’aver riconosciuto la sua difficoltà le ha permesso di salutarmi dicendomi grazie, dicendomi che sapeva che sentendomi sarebbe stata meglio.
Dopo aver riattaccato il telefono ho pensato molto alle sue parole, al senso del lavoro di psicologo, a quanto possiamo essere importanti in questo momento. E altrettanto ho pensato a quanto sia difficile, praticamente impossibile, riuscire a raggiungere tutte le persone che hanno necessità, che possono trovare giovamento da un nostro intervento: tutte le persone anziane che vivono sole ad esempio, categoria già fragile di per sé, che sta subendo in modo significativo le limitazioni di questi giorni.

​E allora cosa fare?  Come potersi sentire meno impotente?

Io credo che sia indispensabile, nelle nostre città e nei nostri paesi, riscoprire il “buon vicinato”, quello che ci fa fermare un attimo a parlare da un balcone all’altro, da un cortile all’altro, con chi abita  vicino a noi, con chi magari ha contatti solo telefonici con famiglia e amici, con chi non ha le capacità o la possibilità di fare una videochiamata.
Non sempre serve un sostegno psicologico strutturato. A volte basta davvero poco per essere la rete sociale che fa pensare alla persona “sapevo che chiamando te sarei stata meglio…”

Dott.ssa Elena Ferlini
Psicologa, Psicoterapeuta e Consigliera del CDA di Omnia Impresa Sociale 


0 Commenti
    Immagine

    Chi siamo

    L’ Associazione OMNIA Impresa Sociale nasce dalla passione di diversi professionisti per la psicologia scientifica, con la convinzione che questa possa avere ricadute  in molti ambiti della vita quotidiana.

    Archives

    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Dicembre 2019
    Ottobre 2019
    Dicembre 2018
    Settembre 2018
    Giugno 2018
    Marzo 2018
    Gennaio 2018
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Giugno 2017
    Aprile 2017
    Novembre 2016
    Marzo 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Marzo 2015

    Categories

    Tutto
    Allenamento Mentale
    ASAP ACLI E AGSM Verona C.F.
    Centro Sollievo Asap Acli
    Invecchiamento
    Omnia Impresa Sociale
    Settimana Dello Sport

    Feed RSS

Immagine
Privacy Policy
Copyright 2015 | Associazione OMNIA Impresa Sociale
P.I./C.F. 04285990232 - REA VR-408061
Via Monte Pastello 3, 37142 Verona
Immagine